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Area 10 - Scienze dell'antichita', filologico-letterarie e storico artistiche >

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: http://hdl.handle.net/10761/942

Data: 6-feb-2012
Autori: Bonarrigo, Ornella
Titolo: Parole e temi dello spazio nell'opera di Gesualdo Bufalino
Abstract: Nel suo Dialogo di un viaggiatore e di un sedentario, poi raccolto in Cere perse, il mai pentito claustrofiliaco Bufalino esemplifica due diverse visioni dell esistenza assolutamente rappresentative di una dialettica fondante all interno del suo immaginario, strutturale contrapposizione legata alla tentazione e negazione del movimento e di conseguenza espressione di una stretta correlazione tra le categorie della vita e quelle dello spazio. Prendendo le mosse dalla riconosciuta centralità semantica della topografia dello scrittore, questo lavoro mira a far interagire la metodologia concordanziale con un analisi testuale incentrata sullo studio della dimensione spaziale all interno della produzione bufaliniana in prosa e in versi. I dati del formario elettronico dell intera opera di Bufalino vengono pertanto posti qui in dialogo con i presupposti metodologici della cosiddetta critica dello spazio (debitrice degli studi di Joseph Frank non meno che delle fondamentali riflessioni di Genette, Lotmann, Barthes e Bachelard), e per la quale i luoghi della letteratura, non più relegati al ruolo di scenari di sfondo, assumono un vero e proprio ruolo significante. Alla luce dell ampia bibliografia critica sulla rappresentazione dello spazio in letteratura, nel primo capitolo sono presi in esame, e pedinati attraverso il corpus dell autore, i lemmi «dentro» e «fuori» scelti a paradigma di una dinamica tra luoghi chiusi e luoghi aperti che è indubbiamente centrale nell universo di Bufalino. La puntuale analisi di ogni singola occorrenza dei due lemmi rende manifesta una precisa corrispondenza tra il «dentro», l arte e la scrittura da un lato, e il «fuori» e la vita dall altro, in una rigida dialettica che fa sì che solo all'interno di sicuri luoghi chiusi le esperienze di vita riescano ad essere rielaborate e trasformate (attraverso una deliberata contaminazione dei ricordi) in invenzione letteraria. Sempre tenendo presente questa fondante dicotomia, il secondo capitolo passa ad analizzare alcune significative parole dello spazio ricorrenti nei testi dello scrittore siciliano: dal lemma «casa», significante per eccellenza del motivo della tana-prigione, al lemma «finestra», puntuale indicatore di una fruizione dal «dentro» del mondo del «fuori», al lemma «porta» espressione di una fondamentale soglia di separazione che ingloba tuttavia nella propria area anche l idea-ponte del socchiuso e di una possibile comunicazione tra il dentro e il fuori. Il lemma «marciapiedi» chiude la serie di queste parole liminali prese in esame anche in relazione alla loro ripetuta occorrenza in snodi narrativi particolarmente importanti. Nell ultima parte del lavoro, l indagine sulla dimensione spaziale viene deliberatamente messa in cortocircuito con altri temi-chiave dell opera bufaliniana (la morte, la Sicilia, il rapporto con la divinità), nell intento di far passare sulla scia di un immagine cara allo scrittore - lo studio sullo spazio dalla 'buccia' alla 'polpa'. A dominare è sempre lo spazio chiuso, emblema dell isolitudine, della morte e insieme del carcere della scrittura: i confini del libro divengono anzi essi stessi metafora dello spazio chiuso, in un interna contraddizione che rende allo stesso tempo il contenuto dei libri l'unico strumento di possibile evasione in una vita interamente concepita all insegna della claustrofilia.
InArea 10 - Scienze dell'antichita', filologico-letterarie e storico artistiche

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