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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: http://hdl.handle.net/10761/180

Data: 4-mag-2011
Autori: Zammataro, Alessandro
Titolo: Le architetture dell'anima e la città mistica. Tozzi tra modernità e Medioevo. Concordanza e analisi delle poesie.
Abstract: Le architetture dell'anima e la città mistica. Tozzi tra modernita' e Medioevo. Concordanza e analisi delle poesie. Lo studio della poesia di Tozzi, inteso nel senso di "ricerca concordanziale fra parole, segni e cose" (Savoca), consente di definire i campi semantici interessati da questa ancora inesplorata fase di maturazione artistica dell'autore, rinvenendo le tracce testuali di una formazione culturale atipica e "rabdomantica". L'individuazione di un vocabolario mistico evidenzia come le influenze della psicanalisi di Henri Bergson, Gabriel Compayrà à ©, William James, Pierre Janet e Thà à ©odule Ribot (documentate dalla frequentazione dei testi presi in prestito alla Biblioteca degli Intronati e da alcuni appunti autografi rinvenuti nei jamesiani Principi di psicologia) non siano l'unico reagente ad influenzare la scrittura e l'interpretazione del reale dello scrittore senese. Nel primo capitolo viene analizzato il rapporto esistente nella poesia di Tozzi tra mistica e psicanalisi, attraverso una lettura concordanziale delle parole à ¢ carnalià ¢ e dei sensi à ¢ spiritualià ¢ . Il sentimento del numinoso veicolato da siffatto vocabolario, nella compresenza dei lemmi "occhi", "sangueà ", "anima", rivela una innegabile derivazione dall'esperienza religiosa e ascetica dell'Epistolario cateriniano, dove tale triangolo semantico si manifesta con una compattezza che diviene guida verso la consapevolezza dei misteri di Dio. Una lettura che tenga conto della disposizione di Tozzi alla ricerca del trascendente permette di recuperare nella lingua del poeta il dialogo esistente tra i segni dell'anima e le parole del corpo. Studiare ad esempio la semantica degli "occhi" affidandosi soltanto alla sfera di influenza del pensiero jamesiano rischia di fornire un quadro esegetico incompleto, in cui sono invece inscindibili le relazioni con gli altri lemmi chiave "anima" e "sangue". Non a caso Tozzi attribuisce allà ¢ organo degli "occhi" all'interno di una locuzione come "occhi chiusi") una valenza sia fisiologico-carnale sia spirituale. Va pertanto ridimensionata l'idea (espressa da una diffusa tendenza critica) che la condizione degli "occhi chiusi" sia ascrivibile ad una disposizione medico-fisiologica che William James nei Principi di psicologia sintetizzava nell'espressione "nero schermo delle palpebre". Uno studio semantico delle valenze assunte dal sintagma nell'opera di Tozzi rivela come lo stare 'con gli occhi chiusi' sia sinonimo dell'incapacita' di guardare nella verita' profonda delle cose. Un aforisma di Barche capovolte non lascia dubbi sui toni cupi utilizzati nel descrivere l'esperienza della "visione negata" come certamente infelice: "Talvolta io sento la mia anima piena di occhi chiusi". Il secondo capitolo e' dedicato a ripercorrere i percorsi della memoria letteraria che hanno contribuito all'elaborazione delle liriche tozziane, attraverso una lettura concordanziale mirante a rintracciare echi e suggestioni di poeti e prosatori medievali. Un ruolo di primo piano in questa indagine rivestono le antologie dà ¢ autore, dalla Congrega dei Rozzi di Siena, all'Antologia degli antichi scrittori Senesi a Le cose piu' belle di Santa Caterina da Siena, senza trascurare le fondamentali indicazioni derivanti dai saggi sulla letteratura trecentesca, e in specie senese, contenuti in Realta' di ieri e di oggi. In contrasto con la teoria plastica del romanticismo (secondo la quale solo nella cantica dell'Inferno venivano rinvenute le migliori espressioni della poesia dantesca), Tozzi, recuperando l'unita della Commedia, comprende come nella dimensione religiosa e letteraria di Dante sia centrale la poesia della luce, protagonista della cantica del Paradiso, dove la parola si fa carico di svelare le esperienze piu' nobili del pensiero mistico medievale. Non sorprendera' quindi rinvenire nelle liriche concordate alcune espresse derivazioni come "allumare" e "raggiare". Nel terzo capitolo viene analizzato il rapporto tra Tozzi e la citta' di Siena, cosi' come esso e' trasfigurato in poesia. La presenza di Siena e' avvertita in tutto il corpus lirico come una necessità à   della parola-memoria, un confine entro cui stabilire i segni di architetture materiali ed insieme evanescenti. Nella poesia della Citta' della Vergine la figurazione descrittiva dello spazio cittadino si modella su letture di carattere storico, su una ricostruzione di episodi bellici medievali sorprendentemente erudita, arricchita di un fitto mosaico di testimonianze rinvenute nelle cronache senesi studiate dall'autore. Attraverso queste fonti egli si appropria di quegli eventi ricostruendone nel ricordo le componenti e risonanze emotive. E' il palazzo della memoria delle Confessioni di Agostino, in cui lo scrittore puo' sperimentare, serbandone il ricordo, il vissuto di altri come fosse il suo eterno presente. La Citta' della Vergine e' la citta' della memoria in cui vivere come autentiche le esperienze mistiche della Siena medievale, affinche' esse siano quella linfa vitale definita dall'autore come "rapidita' spirituale" (Dugentisti, in Realta' di ieri e di oggi). Alla vulgata critica di un Tozzi "chiuso", quasi intrappolato in una Siena dal gusto meramente provinciale, si contrappone un'immagine della citta' in cui le "mura" e le "torri" sono cifra della volonta' di chiudere il mondo all'esterno. In questa prospettiva si puo' spiegare il recupero della tradizione guerresca medievale, che costituisce lo sfondo storico concreto su cui l'autore costruisce là ¢ immagine simbolica dellà ¢ assedio. Tali elementi delineano quindi non una volonta' di isolamento, quanto un processo di rielaborazione dello spazio conoscitivo in cui ridefinire i limiti del reale. E' necessario valutare e distinguere i casi in cui il significato di città à   sfuma sino ad identificarsi col tessuto umano che la abita. Questo processo e' spesso causa di confusione quando si tenta di dare una lettura univoca del tormentato rapporto tra lo scrittore e la citta'. La critica ha in gran parte concentrato l'attenzione sul livello fenomenico della descrizione urbana in Tozzi, fatta di inquadrature e scorci che dai labirintici vicoli medievali giungono sino alle piazze, alle torri e alle fonti disseminate in tutto il corpus, dalle poesie alle prose giovanili alle novelle e ai romanzi. Nelle poesie, a differenza che nelle altre opere, la citta' e i suoi costituenti semantico-lessicali piu' ricorrenti si trovano disposti non come elementi di visionario estraniamento, ma come simboli su cui edificare una fortezza interiore in cui iniziare un processo di perfezionamento dell'anima. La comprensione dei testi e l'analisi semantica sono supportate dal riscontro con le varianti autografe e a stampa della Citta' della Vergine, di cui esiste uno scartafaccio presso la biblioteca-archivio di Castagneto e una copia pressoche' in pulito presso il Fondo Formiggini della Biblioteca Estense di Modena. In appendice viene pubblicato per la prima volta integralmente il carteggio Tozzi-Formiggini, utile per la ricostruzione della preistoria redazionale della Citta' della Vergine, riordinato con le missive dell'editore modenese conosciute finora solo attraverso i pochi stralci riportati nelle annotazioni di Glauco al carteggio Tozzi-Giuliotti. La trascrizione completa della corrispondenza dara' finalmente (come auspicato da studiosi quali Aldo Rossi e Renzo Cremante) piena testimonianza di questa importante fase di impegno dell'autore alle prese con uno degli editori piu' irregolari del ventesimo secolo.
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